Vita da editore - parte 2
Siamo di una generazione di mezzo.
Abbiamo giocato alla settimana (o alla campana a seconda del luogo di provenienza), costruivamo i pali delle porte nei campetti improvvisati di pallone con zaini e giacchette, aspettavamo pazienti che il mangianastri del commodore 64 caricasse i giochi, non usavamo la messaggistica per comunicare, telefonavamo dalle cabine per strada e guardavamo i cartoni animati giapponesi.
I nostri genitori ci hanno parlato del benessere degli anni 80 e i nonni della guerra.
Abbiamo comprato i primi cellulari considerandoli per l’innovazione che stavano apportando, usato windows 3.1 come se fosse davvero un aiuto alla manualità, abbiamo assistito all’esplosione delle torri gemelle in diretta e il boom di internet con i suoi (tanti) social.
Oggi vogliamo fare business online e riprendiamo i sogni lasciati per strada mossi più dalla delusione delle possibilità attuali che per reale trasporto. Ci sentiamo dire che la svolta green è il nucleare e, mentre l’unico lavoro sicuro è il fattorino, in troppi promettono soldi facili con lavori improbabili.
Questo è il nostro passato recente, da dove proveniamo. Ed è imprescindibile fermare bene questi punti per capire cosa ci portiamo dentro e cosa ci motiva nel realizzare idee che ai più sembrano impraticabili.
Essere editori fino a 15 anni fa sarebbe stato impossibile per noi. Avrebbe richiesto troppi sacrifici economici e competenze che avremmo potuto sviluppare solo con percorsi chiusi e autoreferenziali.
Siamo partiti da un bisogno e da una passione: il bisogno di esprimere ciò che sentivamo e la passione di farlo attraverso scrivendo.
Ci ha fatto incontrare la rete, abbiamo studiato e sperimentato durante il percorso, ci siamo messi in gioco sul serio.
Abbiamo cercato di utilizzare le risorse multimediali come strumento e non come fine, interagendo con chi aveva la nostra stessa visione (o almeno affermava di averla) e promuovendo la relazione come forma indispensabile per progettare e coordinare.
Negli anni abbiamo rinunciato o abbandonato maggiori sicurezze, puntando a tenere vivo il fuoco della determinazione e del desiderio. Ai compromessi fallimentari abbiamo preferito, in una sorta di seconda giovinezza, l’ardore creativo che non scende a patti snaturandosi.
Abbiamo legato tutto al concetto di opportunità: una sorta di rinascita, di resurrezione, una pacificazione che portasse equilibrio interiore e appagamento, nello spirito prima che nella materia.
Senza raccontarvi tutto questo, non avrebbe senso parlarvi del nostro Editing in Tandem, dei laboratori che proponiamo, dei percorsi e dei progetti di sensibilità a tutto tondo.
(Nella foto: il nostro stand Chance Edizioni a RDL2018)
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