MOLCHER - ottavo capitolo
Rubrica: Racconti oltre il velo
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seconda parte
La luna crescente diffondeva una pallida luce grigia e fredda sulle guglie del monastero che si riflettevano anche sull'ampio pozzo dove solitamente Lympha si sedeva a cantare. I suoi lunghi capelli neri fluivano leggeri sulle spalle. Ammirandoli, Molcher desiderò vederli scivolare sull'acqua come la donna faceva abitualmente sul lago nero della valle della morte.
Durante le settimane di assedio al monastero la Madre Badessa lo aveva accompagnato più volte nell'aldilà. La Sacerdotessa lo sapeva, avendo iniziato a partecipare ai loro incontri assumendo le sembianze del salice. Da quando vivevano nello stesso luogo la loro connessione si era rafforzata. L'acqua del pozzo scorreva sotto terra come nel lago scuro, creando un effetto quasi ipnotico, richiamando il cavaliere attraverso di essa. Mentre osservava il giardino e il chiostro dall'alto, Molcher respirava la melodia della natura circostante. Il profumo delle rose raggiungeva la sua finestra avvolta dalle liane spinose. I rampicanti offrivano un sicuro sostegno per raggiungere rapidamente la donna dei suoi sogni, se solo avesse voluto.
Tuttavia, ciò che lo tratteneva nella torre era l'incertezza e la crescente agitazione che si estendevano oltre le mura del monastero. Gli eventi esterni si evolvevano rapidamente, suscitando tensioni tra le monache, perciò Molcher non abbandonava mai la sua posizione privilegiata. I tentativi di trovare risposte e soluzioni per affrontare le sfide imminenti lo rendevano ancor più inquieto. La realtà nella valle della morte si faceva sempre più cupa e la Badessa, impaziente, lo incoraggiava ad incontrare Lympha al più presto. La Sacerdotessa cantava, la sua voce s’insinuava attraverso il muschio nel suo petto, gli avvolgeva le ossa e si impadroniva della mente, mostrandogli immagini incomprensibili. Si sentiva come costretto a guardare oltre la sua anima, verso un mondo sconosciuto.
Quella sera si convinse a rivederla, sperando di dominare il colloquio, altrimenti non aveva la minima idea di dove le sue capacità persuasive avrebbero potuto condurlo. Decise quindi di non rimanere lì a rimuginare, aggrappandosi alle liane spinose senza provare alcun dolore, nonostante la pelle delle mani fosse quasi del tutto ricresciuta. Lo stesso accadeva alle cosce e al viso. Considerava una fortuna il fatto di non doversi presentare davanti a lei con le sembianze di un cadavere. L'elmo copriva i capelli che, seppur radi, erano corti e ben sistemati. Ivor ne era l’artefice, aveva insistito affinché si presentasse in modo decoroso sostenendo che il suo aspetto causava incertezze riguardo al loro incontro.
“Sono già stata qui, lo sapete?” disse Lympha non appena il cavaliere si sedette accanto a lei, fingendo di osservare la luna.
“Lo immagino,” rispose Molcher “i roseti danno questa impressione, che ogni luogo in cui vegetano si somigli!”
“Intendevo in altre vite.” affermò la donna. Il cavaliere fece cenno di sì col capo, ma non disse nulla. Sua madre, quando era in vita, ne parlava spesso. Congetture, ma Lympha non solo le vedeva e le conosceva, ne era parte.
“L'acqua possiede una memoria, custodisce il ricordo dei luoghi e delle persone con cui è entrata in contatto nel corso della sua esistenza. La mia vita termina sempre in questo luogo, posso vedere il momento, in pace e con una connessione spirituale alle sue acque. Sento di essere finalmente a casa!”
Il cuore di Molcher cominciò a palpitare per la disperazione. Ora, il suo petto lo conteneva nella cavità toracica. Il muschio lo avvolgeva sempre, anche se non poteva più vederlo, lo sentiva. Nonostante tornasse ad assumere più velocemente le sembianze di un umano, il cuore di muschio gli avrebbe ricordato sempre da dove veniva il nuovo Molcher.
“Questa volta sarà diverso Lympha, noi lasceremo questo posto insieme!” disse, schiarendo maggiormente la voce. “Vi prometto che non vi accadrà nulla di male!”
“Mio caro cavaliere, avete una visione fin troppo limitata dell'esistenza. Che cos'è il male per voi?” domandò la Sacerdotessa, consapevole che non avrebbe ricevuto una risposta adeguata alle sue aspettative.
“Il male è ciò che rappresenta il vescovo Malachia, lo sono i dettami della chiesa quando ledono i diritti altrui…”
Lympha sollevò delicatamente una mano interrompendolo. “Io non credo che esista un male innato. Ciò che gli uomini definiscono male è solo una forza mal riposta. Alcuni sono convinti che il bene sia come qualcosa che protegge da eventi infausti mentre il male ciò che distrugge, ma la distruzione può essere guarigione e purificazione. E voi, Molcher, dovreste ben saperlo!”
Dato l’epilogo, Molcher non avrebbe voluto ammettere che la Sacerdotessa aveva ragione, ma in quel caso gli sarebbe parso un uomo ottuso, non meritevole della sua fiducia. Rifletté anche sul fatto che, nonostante la morte e la resurrezione, una simile profondità d’animo e saggezza erano ancora tanto lontane da lui.
“Comprendo ciò che mi dite, anche se il mio cuore fatica ad accettare l’eventualità che voi possiate morire. Allontanarsi dalla visione comune delle cose non è semplice!” disse sperando che Lympha comprendesse il turbamento che provava.
“No, non lo è affatto. Vedete, è la prima volta, fra tutte le vite che ho vissuto, che vesto i panni di una sacerdotessa. Questo mi fa capire che il mio sapere è molto antico. Per riuscire ad essere tutt'uno con le acque e avere l'onore che la dea si manifesti attraverso di me, ho dovuto morire e rinascere infinite volte!” spiegò Lympha, sperando che il cavaliere potesse accettare gli eventi che ne sarebbero seguiti.
“Eppure io mi batterò perché voi viviate a lungo.” dichiarò l’uomo che certamente si era invaghito della sua eterea bellezza.
“Ed io confido che voi possiate adempiere a questo compito finché io non avrò svolto il mio!”
“Quale sarebbe il vostro compito, se mi è concesso sapere?” domandò quindi il cavaliere.
“Rendervi meritevole della coppa e consegnarvela!” affermò Lympha prendendogli dolcemente la mano.
“Allora non la toccherò più… fino alla fine dei tempi!” esclamò Molcher risoluto. Se avesse potuto sarebbe arrossito, per la passione con cui pronunciò quelle parole.
“Mio cavaliere, la fine dei tempi potrebbe essere molto vicina e voi. Per allora dovrete essere in grado di accoglierla!” l’avvertì Lympha, sperando che l’uomo comprendesse che certi sentimenti non potevano essere ricambiati da una sacerdotessa della Dea.
Lontano, sulla linea dell'orizzonte, anche se loro non potevano vederla, l'aria cominciava ad assumere un colore grigiastro, mentre si levava un venticello fresco che accarezzava il viso. Il cielo, proprio in quel punto, si fece sempre più chiaro ed il profilo dei monti si stagliò contro di esso: inconsapevoli della sentenza di morte che presto sarebbe sopraggiunta, attesero insieme l’alba.
(continua)
Testo di Tamara Barbarossa (@tamara_barbarossa)
Illustrazione di Barbara Aimi (@aimi.barbara)
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