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Editoriale di Dicembre

A cura di Tamara Barbarossa


Passeggiare per piccoli boschi di pino marittimo mi fa sentire a casa in Sicilia come in Sardegna. Nelle isole il mare predomina in ogni stagione, molto spesso le pinete sono i siti naturalistici facilmente raggiungibili abitando in una città costiera. In questo periodo tra gli alberi resinosi purtroppo si avvertono le profonde tracce degli incendi che, nell'estate appena trascorsa, hanno ridotto in cenere chilometri di macchia Mediterranea. Lo dimostrano i tronchi anneriti dei pini e la presenza di giovani piante motivate dalle ultime piogge. Durante l'incendio il calore del fuoco fa aprire lo strobilo che disperde immediatamente i semi custoditi all'interno, i botanici più esperti direbbero che è il metodo col quale questa tipologia di alberi salvaguarda la propria specie, io la chiamo speranza. 


"Strano che così pochi uomini vengano nei boschi a vedere come il pino vive e cresce sempre più in alto, sollevando le sue braccia sempreverdi alla luce - a vedere la sua perfetta riuscita; i più invece si accontentano di guardarlo sotto forma delle tante ampie tavole portate al mercato, e consideriamo quello il suo vero destino. Ma il pino non è legname più di quanto lo sia l'uomo, ed essere trasformato in assi e case non è il suo impiego autentico e più elevato, non più di quanto lo sia per l'uomo essere abbattuto e trasformato in letame".

(Henry David Thoreau)


Spingendosi ai margini delle pinete, dove in alcuni casi puoi incontrare soffici dune di sabbia, i profumi e i colori le circondano di essenze mediterranee, si può riconoscere quindi il ginepro coccolone, l'intensa ginestra, il cisto e l’elicriso profumati, l’euforbia delle spiagge, l’ammophila e tante altre. Quello costiero è un ambiente delicato ed affascinante, da conoscere e conservare; facilmente depredato e raso al suolo dagli incendiari. 


Come dicevo ogni bosco, ogni foresta per me è casa, non fanno eccezione le pinete. Da tempo immemorabile questi luoghi alleviano le nostre preoccupazioni, placano le nostre menti ansiose, ci ristorano e rigenerano. E anche se la pineta in questione non è una foresta, amo perdermi tra i suoi tronchi resinosi soprattutto nel mese di Dicembre quando anche l'ultimo dei turisti è stato dichiarato disperso. Sentire scricchiolare gli aghi ad ogni passo, scovare nel sottobosco profumate pigne e immaginare che possano essere doni lasciati lungo il cammino solo per me. 


La resina poi, quando forma le classiche concentrazioni dette “lacrime”, incorruttibili e traslucide, sembrano racchiudere in esse la luce del sole, la custodiscono come simboli d’immortalità e purezza.


La gran parte delle religioni animiche individuano nel bosco il regno delle divinità, per il buddhismo zen le scritture più importanti sono racchiuse nel paesaggio e la natura è il vero testo sacro. Qui risiederebbero gli spiriti che si trovano all'interno degli alberi oltre che nelle pietre, nella brezza come anche nei piccoli ruscelli, è così che gli spazi ove dimorano gli dei possono tramutarsi in luoghi di culto a cielo aperto. 


Anche nel mese di Dicembre Unfioreladomenica ospiterà argomenti  atti a guidarci alla scoperta e all'utilizzo di piante dalle proprietà straordinarie e ancestrali come quello del fiore del larice, un'altra meravigliosa conifera, l'articolo sarà a cura di Monica Brescancin. L'esotica e tanto apprezzata pianta del cacao, invece, ci verrà presentata dalla Dott.ssa Raffaella Giani oltre ai consigli Mindfulness della Dott.ssa Cinzia Mecchia per lasciarci infine cullare dalle poetiche parole di Rossana Orsi. Ci sarà anche un dono, nei giorni intorno a Natale, offerto da Alice Gatti che porterà a termine il discorso sul foraging intrapreso quest'ultimo anno. 


Intanto che mi accingo a concludere questo preludio di Dicembre vi ricordo che potete seguirci sulla pagina Instagram di @unfioreladomenica e vi lascio per il momento coi brevi versi di un Haiku che mi ha ispirato questa passeggiata in pineta.


Aghi verdi e robusti, 

spira forte il vento di Dicembre

pino marittimo.



Testo e fotografia di Tamara Barbarossa (@tamara_barbarossa)


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