DALLA PARTE DI LEI di Alba De Cespedes
Cosa accade quando la bellezza delle parole si fonde all’intensità del contenuto? Succede di imbattersi in Alba De Cespedes, scrittrice e partigiana italiana. Ella restituisce al lettore un prisma di emozioni, dando la sensazione di vivere insieme a lei, attimo per attimo, un’esistenza condotta a cuore scalzo e mente acuta.
Autrice dimenticata dal canone letterario, De Cespedes mostra uno spaccato vero e sentito della storia italiana negli anni fra fascismo, Resistenza e ricostruzione. In Dalla parte di lei, la scrittrice formula una narrazione dal sapore tagliente, talvolta amara e impreziosita da pagine intrise di mite dolcezza. Il romanzo verte sulla vita di due donne, madre e figlia, Eleonora e Alessandra.
Nella prima parte del testo, la storia – sempre raccontata dal punto di vista della figlia Alessandra, voce narrante – si focalizza sull’oppressione femminile, sulla mancanza di libertà delle donne e la rete di solidarietà nata per ribellarsi ai soprusi. La madre di Alessandra viene descritta nel dolore di una scelta, quella matrimoniale, che si rivela terribile: il marito, legato a una cultura fortemente patriarcale, è un inetto, incapace di amarla e ascoltarla. Chiusa fra le pareti domestiche e in seguito alla morte del primogenito –
scomparso tragicamente – ella conduce un’esistenza rassegnata nel sogno, mai perduto, di poter vivere di musica. Eleonora, infatti, è una musicista promettente ma al marito poco importa: la donna deve adempiere ai suoi ruoli, non trascorrere tempo fra spartiti e concerti. Eleonora si innamora perdutamente di un uomo buono, cerca di andar via dal marito. Invano vi riesce. Il coniuge la ferma, impone il suo dominio, spezza il desiderio di un cambiamento nuovo. La minaccia. Le dice che le toglierà la figlia tanto amata. Eleonora si accartoccia come foglio consunto e l’epilogo non sarà certamente positivo.
La seconda parte del romanzo vede Alessandra come unica protagonista della storia. Ella è una femmina risoluta, forte nella sua fragilità. Decisa a non soccombere alla tristezza, non si arrende mai e riesce a studiare e lavorare. Un giorno si innamora di Francesco, professore universitario. Quando l’amore sembra aver allietato il suo piccolo mondo, qualcosa si frantuma: l’innamorato è partigiano. Qui la De Cespedes racconta la difficoltà di manifestare il proprio credo antifascista, di esercitare la libertà intellettuale, il pericolo di finire in prigione solo perché si anela una Italia migliore. Il racconto diviene veloce, spezzato dalla paura di esser scoperti e la volontà di scegliere il bene per non essere servi del male.
Il romanzo deve essere letto perché, finalmente, abbiamo la visione della guerra da parte di una donna, la prospettiva di chi rimane e combatte non con le armi ma a parole. La scrittura è asciutta, cristallina, delicata.
La De Cespedes ha un animo puro e si scorge in ogni suo testo. La paragono a una margherita che, timida, manifesta piena beltà mentre il buio si abbatte in essa.
recensione e foto di Lorenza De Marco (@leultimeletteredi)
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