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AMORE E FURIA di Samantha Silva


I libri giungono nel momento del bisogno. Ho sempre creduto – forse ingenuamente – che l’Universo ci parli in segnali di carta. E, allora, accolgo i messaggi che mi offre, aprendo le mani, fiduciosa. Qualche mese fa, quando nuvole grigie si sono addensate nell’animo in tempesta, sono giunta in una piccola libreria che affaccia sul mare: lì mi sono imbattuta in un libro che mi ha stravolta e, a oggi, posso definirlo come una delle migliori letture dell’anno.

Mi riferisco ad Amore e furia, libro di Samantha Silva edito da Neri Pozza. La scrittrice parla della storia di Mary Wollstonecraft, fondatrice del femminismo liberale, filosofa e madre di Mary Shelley, famosa autrice di Frankenstein. Silva offre la sua personale interpretazione della donna, restituendole voce e carne.

Ripercorre tutta la sua esistenza, dall’infanzia alla morte precoce. Nel farlo, riesce a delineare una figura umana sofferta, densa di contraddizione e bellezza. L’autrice desidera mostrare uno spaccato di vita, allontanandoci dall’immagine austera che abbiamo di lei. Ella è una femmina che vive e soffre, gioisce e sbaglia.

La Mary Wollstonecraft, tratteggiata dalla Silva, è una figura complessa. All’inizio è una giovane piena di speranza che vive i sentimenti in modo veemente e conflittuale, poi è una donna fragile e spaventata. Per chi non lo sapesse, infatti, la Wollstonecraft visse una infanzia piuttosto difficile: suo padre era un uomo violento e iroso, incline al bere smisuratamente. La violenza tinse di nero l’animo della donna e il rapporto

problematico con il genitore la portò a scegliere compagni poco fedeli, freddi e bugiardi. In ogni fase della sua difficile esistenza – che, tra l’altro, ci viene presentata dalla scrittrice a tinte fosche – ella desidera solo essere amata, vista, desiderata. Quando il sentimento non le viene restituito con ugual generosità, lei si accartoccia come foglio consunto, perde il suo fulgore.

Silva, quindi, riesce a mostrare due lati della donna: da una parte, capace di non piegarsi dinnanzi l’ostilità del patriarcato, fiera e rivoluzionaria; dall’altra parte, è fragile e cupa, incline alla malinconia più dura.

Ho apprezzato il romanzo non soltanto per la sua capacità di indagare, in modo così oggettivo e sentito, la Wollstonecraft, ma anche per la visione, nuova, sull’amore. Il messaggio del romanzo appare semplice: bisogna amare sé stessi per primi e farsi casa.

Questo splendido romanzo profuma di ribellione e a esso non posso che associare un fiore selvatico: sboccia nei posti più impensabili e sa essere primavera anche durante le tempeste più ostili.


recensione di Lorenza De Marco (@leultimeletteredi)

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