A proposito di affetti.
Da più di un anno cerco di mantenermi libera la sera della domenica per trovare una mia vecchia zia, che adoro.
La mia e la sua famiglia hanno vissuto insieme per due anni, quando i miei cugini ed io eravamo piccoli.
E ne abbiamo combinate di tutti i colori: loro, un maschio ed una femmina, io più piccola e ancora primogenita.
Mia cugina ed io, tra le altre cose, facevamo "le signore" mettendoci dei chiodi nelle scarpe come fossero tacchi, e raschiando i pavimenti.
Poi, era la volta delle polpette rubate in cucina e lanciate sul soffitto, dove restavano attaccate: ma è vivamente probabile che questa bravata appartenesse a mia cugina, più grande di me di tre anni.
Mio cugino si produceva in concerti di rock and roll, squassando le orecchie dei presenti e agitandosi da tarantolato, finché mio padre spegneva le luci e si trasformava in un mostro terribile: Rochi Ponzi, che ci terrorizzava, costringendoci al silenzio.
Epica la volta in cui la cinghia di una serranda, sotto la quale cercavamo di passare, si è rotta, schiacciandoci al suolo tutti e tre: e almeno così siamo rimasti fermi.
Poi, le famiglie si sono separate, ma gli affetti sono rimasti potenti come allora.
Adesso mia zia, piccolissima e con gli occhi verdi, novant'anni compiuti da poco, è allettata da mesi, perché si è rotta il femore e piano piano si arrende.
E quello che posso fare è andare da lei, raccontarle del passato, riuscire a farla ridere e riempirla di tenerezze.
Testo di Gloria Lai (Le fiabe di Gloria Lai)
Fotografia di Chiara Lunghi (_kialu_)
La tenerezza dell'infanzia e degli affetti sinceri